Alla Camera dei Deputati il congresso promosso dal prof. Alberto Alexandre fa il punto sulle nuove cure mininvasive per il mal di schiena cronico
Il mal di schiena cronico colpisce circa 8 milioni di italiani, con 400mila casi concentrati solo a Roma. Una condizione sempre più diffusa, che spinge molti pazienti a ricorrere a cure palliative, senza però risolvere il problema alla radice. Tra le forme più invalidanti, la lombosciatalgia rappresenta una delle principali emergenze sanitarie del nostro tempo: quattro persone su dieci in età lavorativa ne sono affette.
Il tema è stato al centro del congresso “Lombosciatalgia – emergenza globale”, organizzato il 3 luglio 2025 presso la Camera dei Deputati, per iniziativa del neurochirurgo Alberto Alexandre, fondatore e direttore sanitario dell’European Neurosurgical Institute (EUNI) di Treviso, nonché referente per il Triveneto della società scientifica Simcri.
Un costo sanitario insostenibile
Applicando il costo medio per paziente, pari a 1.400 euro, si arriva a una spesa annua per il Servizio Sanitario Nazionale di 11,2 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta quasi il 10% dell’intera spesa pubblica sanitaria italiana, stimata in 113,7 miliardi di euro. Un dato che rende evidente la necessità di strategie sanitarie più efficienti e mirate.
Le nuove frontiere delle cure: endoscopia e ozonoterapia
Sotto la guida del prof. Alexandre, all’Ospedale di Lodi sono stati implementati trattamenti minimamente invasivi come la neurolisi endoscopica e l’ozonoterapia, che hanno permesso a moltissimi pazienti di ritrovare benessere e tornare a lavorare. Queste tecniche hanno rivoluzionato l’approccio terapeutico, rendendolo meno invasivo e più efficace.
Diagnosi accurate, trattamenti personalizzati
Il congresso ha visto la partecipazione di autorevoli esperti: il prof. Massimiliano Visocchi, neurochirurgo al Policlinico Gemelli di Roma, esperto in chirurgia strutturale dei casi complessi, e il prof. Raoul Saggini, fisiatra dell’Università e-Campus. Entrambi hanno evidenziato quanto sia fondamentale una diagnosi precisa e personalizzata, basata su una combinazione di sintomi soggettivi, visite cliniche e indagini strumentali (RMN, TAC, radiografie, EMG).
Un problema globale in crescita esponenziale
Secondo i dati dell’Istat e del Ministero della Salute, circa l’80% degli italiani soffrirà almeno una volta nella vita di lombalgia. A livello mondiale, nel 2020 si è registrato un incremento del 60% rispetto al 1990 e si stima che entro il 2050 i casi raggiungeranno gli 843 milioni. La lombalgia è già oggi la prima causa di disabilità globale e la prima motivazione per la visita in medicina generale.
Le conseguenze socioeconomiche sono pesantissime: chi soffre di dolore cronico, soprattutto gli anziani, ha maggiori probabilità di abbandonare il lavoro, vivere in povertà e non accumulare risparmi per la pensione. Inoltre, a un anno dall’episodio acuto, il 20% dei pazienti è ancora sintomatico, e il 3% è in assenza dal lavoro.
Le raccomandazioni dell’OMS
Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la gestione della lombalgia primaria cronica indicano un approccio olistico, equo e centrato sulla persona. L’assistenza deve essere coordinata, non stigmatizzante e calibrata sui bisogni individuali.
Interventi mirati e risparmi concreti
In Italia si effettuano ogni anno circa 30.000 interventi chirurgici per ernia del disco lombare, pari a 5,1 interventi ogni 10.000 abitanti. Grazie a un trattamento tempestivo e mininvasivo, i pazienti riescono a recuperare la validità fisica più rapidamente e a ridurre i costi diretti e indiretti legati alla cronicità.
Il professor Alexandre ha riunito al congresso colleghi provenienti da ambiti diversi, uniti dal comune obiettivo di migliorare la qualità delle cure. Con una lunga carriera internazionale alle spalle, docente in Nord e Sud America e membro della Fondazione mondiale di neurochirurgia, Alexandre è oggi considerato tra i maggiori esperti in chirurgia rigenerativa del sistema nervoso periferico e spinale.